Le Pro Loco, letteralmente a favore del luogo, sono associazioni locali, nate con scopi di promozione e sviluppo del territorio. Questa almeno la definizione canonica, da dizionario. Una definizione semplice e cristallina ma personalmente l’ho sempre trovata riduttiva. Già, perché cos’è un territorio senza le persone che lo vivono e che l’hanno vissuto? Senza le tradizioni, le aspettative per il futuro e senza la cultura un luogo è solo un luogo, magari suggestivo e selvaggio ma privo di una coscienza collettiva in continua evoluzione. C’è stato un periodo della mia vita, in coincidenza con l’adolescenza, in cui ho dato per scontato un certo quieto vivere, certe tradizioni, convinta che lo status quo fosse qualcosa di automatico e permanente. In seguito ho capito che ogni piccola attività culturale, ogni dettaglio folcloristico, ogni momento di aggregazione, si fonda su uno sforzo organizzativo concreto, attuato senza alcun fine d’arrivismo politico o imprenditoriale. Uno scopo puro, realizzato sul territorio ma interpretato soprattutto come un atto d’amore verso il tessuto sociale che ci fa da culla. Un atto di rispetto nei confronti di tutte quelle generazioni che ci hanno traghettato fin qui attraverso i secoli. Non si tratta quindi di un mero esercizio di protagonismo, non si tratta solo della faticosa e appassionante organizzazione della Sagra della Castagna o dei preparativi per celebrare la Madonna di Collemezzo, immersi in una paesaggistica disarmante per incontaminata e brulla bellezza. Si tratta di mantenere viva una scintilla, ogni giorno, confrontandosi e a volte discutendo, in nome della comunità … perché la parola comunità esprime un concetto terreno, concreto e che non ha niente di astratto. Un concetto che si fonda sull’affetto ma anche sulla fatica. Perché la comunità siamo noi. Siamo tutti.
Il Presidente